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[Podcast]: Il Giornalismo Partecipativo: Ecco l’intervento di Carotenuto da Paesaggi Umani 2009

Scritto il 6 Maggio 2009 da admin. Leggi altro su Eventi,Paesaggi umani.

Puoi ascoltare direttamente dal link in alto, oltre 40 minuti di audio, per questo intervento sul giornalismo partecipativo di Gennaro Carotenuto, registrato in diretta da Daniela Abbondanza durante la manifestazione Paesaggi Umani 2009.

Clicca sul player che vedi qui sopra per ascoltare l’intero intervento, oltre che consultare la trascrizione dei primi 15 minuti qui di seguito.

Il giornalismo Partecipativo

di Gennaro Carotenuto

Si sta profilando una nuova possibilità, chiunque faccia informazione in maniera credibile, (non ideologica, gridata fino alla falsità ) e seria, riesce a trovare in rete uno spazio in cui confrontarsi con i grandi media, criticandoli ed entrare in un rapporto con questi ultimi.
I media tradizionali non possono fare a meno di confrontarsi non con il singolo sito ma con una marea di altri piccoli concorrenti.

La forma più comune che ha ormai preso il giornalismo personale, è il blog:

un sito aggiornato più o meno quotidianamente da una singola persona.

Ho provato a calcolare da alcune mie ricerche che, solo in Italia, esistono circa 130.000 siti di informazione, aggiornati quotidianamente la gran parte di questi utilizzano la struttura di un blog.
Ovvero, ci sono persone che quotidianamente producono informazione che non pubblicano sul sito del Corriere della Sera, ma sul proprio blog personale.

Alcuni hanno 20/50 lettori al giorno, altri raggiungono anche le migliaia di visite.

Non è così importante però la dimensione ed il numero del lettori, l’importante è che si stia creando per la prima volta dall’inizio della storia della stampa, la possibilità di un pluralismo informativo che superi quella che è la necessaria concentrazione editoriale dei grandi media e la loro forte connessione con il potere.

Io insegno da qualche anno storia del giornalismo all’università di Macerata, e le prime informazioni che dico sempre tutti gli anni ai ragazzi alla prima o alla seconda lezione, è che prima del diritto di stampa, fin dal 500/600’ è nato il privilegio di stampa.

Che cos’è il privilegio di stampa

Quasi subito dopo Gutenberg, che aveva capito che la stampa era pericolosa per il potere, per qualunque tipo di potere.

Per non sbagliare, nelle monarchie del 600/700, tutto quello che il potere non autorizzava veniva proibito.
Quindi nessuno poteva stampare liberamente, siamo noi (gli organi del potere del momento), monarchi assoluti, che diamo diritto a stampare a uno o al massimo due soggetti.
Così nascono le gazzette ufficiali.
In fondo anche la nostra gazzetta ufficiale proviene da quella storia. Un organo ufficiale del governo, dove in questo caso, si pubblicano le leggi.

In seguito con la democrazia e la società di massa, per riprodurre questa limitazione di fare informazione, si crea il meccanismo che fa diventare:

  • indispensabile la concentrazione editoriale;
  • il rapporto con gli sponsor;

..ed eleva moltissimo il costo della pubblicazione dei media, sia giornali che televisione etc.

Quindi fa si che soggetti che non hanno ingenti risorse economiche, debbano fare vita molto grama.

Non sta scritto da nessuna parte che perché non si hanno i soldi, si fa miglior giornalismo.

Di sicuro non è detto che chi ha più risorse da spendere (perché colluso con il potere) faccia miglior giornalismo di chi non può permettersi di spendere tanto denaro.

Internet: Un nuova forma di democratizzazione

In questo contesto, soprattutto internet, sta profilando una forma di democratizzazione.
Perché se ci mettiamo a fare un po’ di conti, 10 lettori al giorno seguono quel blogger, 300 lettori ne ha l’altro, 1000 un altro ancora, che si scambiano informazioni e fanno informazione in maniera diversa.

Un articolo su un blog non è composto solo dall’articolo.
Il post è una proposta, oltre questa ci sono i commenti, con i quali non semplicemente si litiga. Nel blog i commenti apportano ulteriori informazioni. E poi ci sono i link, che intersecano ed approfondiscono lo stesso argomento.
I collegamenti che permettono di andare da un sito all’altro, da un testo all’altro, e quindi magari in pochi click fai il giro del mondo.

In questo modo si può capire ad esempio se quella notizia sull’India è vera oppure no.
Sempre più persone hanno la capacità di fare questo piccolo sforzo:

informarsi in modo da raggiungere un ventaglio ampio di fonti diversificate, non farsi informare solo dal TG1 o dal TG4.

In questo contesto si sta formando una nuova generazione, che non esattamente possiamo dividere per età, che la maniera in cui si si informa è sempre più slegata dai grandi media tradizionali.

Tutto questo sta aprendo degli spazi, che in qualche modo ci fa paura!

Che succede prescindendo dai giornali?
C’è un dato statunitense, ma in Italia non è molto diverso: afferma che sotto i 30 anni solo il 10% dei giovani acquista i giornali.

Siamo sicuri che questo vuol dire che i giovani non si informano più se in Italia, il 70% dei giovani sotto i 24 anni fa un uso intensivo di internet? Inoltre, i siti informativi sono quelli più seguiti in ambito assoluto.
Oppure, i giovani stanno semplicemente modificando la propria maniera di informarsi perché hanno coscienza che i media tradizionali li stanno tradendo?

I media tradizionali li stanno disinformando per le caratteristiche prima elencate:

  • dipendenza dagli sponsor;
  • complicità con il potere;
  • necessità di un enorme mole di risorse economiche per fare informazione.

Dopo discrete perplessità, mi inclino sempre di più per la seconda ipotesi.

Le persone che stanno smettendo di informarsi con i giornali e con i TG, (attenzione, è dal 2000 che i TG sono in calo, 2% in meno ogni anno di lettori di giornali dagli anni ‘70) fanno si che le tirature stiano scendendo in un processo nel quale dovrebbero aumentare in teoria.

L’informazione è un bene comune non deciso da pochi eletti!

Le persone si stanno informando quindi in maniera diversa, ma stanno anche facendo informazione in maniera diversa.

Scegliere di informarsi su siti (che io chiamo partecipativi), perché iniziano dall’idea che l’informazione sia un bene comune, che non sia una proprietà privata del direttore del TG1, che è andato a fare il direttore de Ilsole24ore senza neanche aspettare di essere sostituito.

Una persona che sceglie di informarsi su siti non verticali, nei quali l’informazione non viene calata dall’alto.
I titoli del TG1 non sono stati scelti da nessuno di noi, ma da un ristrettissimo numero di persone.

Gli articoli che ad esempio vengono selezionati dagli aggregatori (siti che accumulano articoli dai vari blog, che sono stati letti e consigliati da più persone), hanno una prima pagina che è organizzata in maniera orizzontale, dai lettori.

Ce ne sono tanti anche in italiano:

Parlano di cose diverse rispetto alle notizie dei media tradizionali.

Per esempio c’è moltissima informazione di servizio.

Se c’è una maniera con la quale risparmiare sulle bollette o sul conto del proprio telefono cellulare, sicuramente quell’informazione ci sarà perché il lettore, l’avranno votata e scelta come informazione utile ed interessante.

Finisce qui la trascrizione dell’intervento di Gennaro Carotenuto sul giornalismo partecipativo.
Se vuoi saperne di più, ascolta tutta la registrazione audio cliccando nel player al’inizio di questo articolo.

Buon ascolto.

Se vuoi  approfondire la discussione possiamo parlarne nei commenti qui sotto ;) .

A te la parola.

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